lunedì 6 giugno 2011

SCANDALO AICON

L’INCHIESTA DI CENTONOVE SULL’ AICON DI GIAMMORO (MESSINA) - LA BARCA AFFONDA…: Novanta milioni di euro di debiti, decine di imbarcazioni invendute e ormeggiate nei porti o accatastate, indotto sul lastrico e 350 dipendenti in bilico… Le ultime chances del patron Lino Siclari.


Postato da Enrico Di Giacomo
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LINO SICLARI

MESSINA - Novanta milioni in euro di debiti. Decine di imbarcazioni invendute accatastate nei depositi aziendali o ormeggiate in alcuni porti della Sicilia. Centinaia di ditte dell’indotto, creditori per 12 milioni di euro, ridotti sul lastrico. Acquirenti delle imbarcazioni in causa dopo aver scoperto vizi occulti degli yacht. Trecentocinquanta lavoratori in bilico nonostante l’investimento milioni di euro difondi europei e della legge 488 del 1992 per lci sviluppo delle aree depresse. Piccoli risparmiatori svenati da un titolo che ha perso il 95% del valore di quotazione in Borsa avvenuta a marzo del 2OQ7. L’avventura di Aicon la società di Giammoro che progetta, produce e commercializza imbarcazioni di lusso assomiglia molto all’avventura della Rodriguez di Messina: medesimo settore di produzione, esordio con il botto in Borsa, medesimi protagonisti. E un finale di viaggio che si annuncia disastroso anche se il Patron Lino Siclari, che grazie alla quotazione in Borsa ha rastrellato attraverso la società controllonta Airon con sede in Lussemburgo 120 milioni di euro, ha messo a punto l’ultimo disperato tentativo per non ammainare definitivamente la bandiera: liquidazione della società operativa, Aicon Yachts Spa; affitto d’azienda ad Aicon Marine srl a cui sono stati trasferiti attrezzature, impianti, barche in deposito, stampi modelli e 60 lavoratori di Aicon Yachts Spa in affitto in cambio di 25mila euro all’anno di canone, che garantisca la continutà aziendale; ristrutturazione. L’operazione passa dalla fiducia che Lino Siclari otterrà dagli istituti bancari guidati adesso o in passato dai siciliani Gaetano Miccichè, attuale direttore generale di lntesa Sanpaolo Spa, e Salvatore Mancuso, un passato di consigliere del Cda di Unicredit, a capo del fondo Equinox con sede in Lussemburgo cui partecipa lo stesso Miccichè: i due banchieri negli anni scorsi hanno offerto sostegno all’architetto ma negli ultimi tempi sembra abbiano, preso le distanze. Se il primo obiettivo della strategia di Lino Siclari è stato centrato nella giornata di lunedì 23 maggio quando ilTribunale di Barcellona Pozzo ha sospeso le tre procedure di fallimento attivate da Praxi Spa, Strano Spae Officina Forcato Sas, ditte creditrici di Aicon Yachts Spa, “in attesa di esaminare la proposta di concordato preventivo avanzata dai legali di Aicon” Gaetano Franchina e Dino Arrigo, l’appoggio degli istituti bancari nei confronti dei quali Aicon Yacht Spa, stando al rendiconto al 28 febbraio 2011, ha 40 milioni di euro di debiti, diventa essenziale. Una generosità non facile da trovare anche perchè una serie di indicatori mostrano che Lino Siclari non è più vicino al gruppo di banchieri che negli ultimi anni lo hanno sostenuto nell’avventura che il 14 marzo del 2O07 ha portato alla quotazione del titolo in Borsa.
I TRE CAVALIERI - Alla porta di Lino Siclari incombe un creditore eccellente un tempo amico ora strenuo nemico: Leopoldo Rodriguez. ll figlio del fondatore dell’omonima società di Messina fondata dal padre Carlo, che ha fatto la fortuna grazie al brevetto “delle ali” usato per costruire gli aliscafi e andata in crisi dopo la quotazione in Borsa, un tempo socio di Lino Siclari nella società Morgan Yachts Srl, produttrice delle imbarcazioni con brand Morgan, è da tempo diviso da un contenzioso al momento vincente da milioni di euro con l’architetto. Dopo aver pignorato i conto correnti di Aicon Yachts Spa aperti su l’Unicredite Banca, lntesa San Paolo si preparava a chiedere in fallimento. La rottura di Lino Siclari con Leopoldo Rodriguez, segna anche l’allontamento da Salvatore Mancuso e Gaetano Miccichè, un tempo vicini. Non a caso, infatti, nel Consiglio d’amministrazione che tra il 2006 e il 2007 ha portato alla quotazione in Borsa del titoio Aicon c’era seduto Nino parisi, uomo legato a Gaetano Miccichè e a Mancuso, che negli ultimi30 anni si è seduto nei Cda di tutte le società in cui i due banchieri siciliani hanno avuto un ruolo primario. Nel 1987 è stato Nino Parisi a curare la quotazione in Borsa di Rodriguez all’epoca guidata da Salvatore Mancuso e di cui Gaetano Miccichè nel 1999 è diventato direttore centrale di Finanza. Nino Parisi, che insieme a tutti i membri del Cda di Aicon Yachts Spa il 22 luglio è stata sanzionato dalla Consob per la quotazione in Borsa, è uscito di scena. Mentre ad ottobre del 2010 a sostegno di Lino Siclari, è sceso in campo Aldo Cuzzocrea, imprenditore del settore farmaceutico ed immobiliare, diviso da Salvatore Mancuso da odio viscerale per una denuncia che il banchiere fece nel 1996 nei suoi confronti e si concluse con l’assoluzione di Cuzzocrea.
QUOTAZIONE lN TRUFFA - L’annuncio del piano di ristrutturazione di Lino Siclari ha dato una scossa al titolo Aicon: comprato a 4 euro e 30 è passato nel breve volgere di pochi mesi a 30 centesimi. Nelle ultime settimane ha guadagnato il 1O% in termini nominali sono 3 centesimi. ll motivo del crollo repentino del titolo lo si è capito qualche mese dopo la quotazione. Che la quotazione di Aicon sia avvenuta in maniera non proprio legale lo ha stabilito, infatti la Consob, che pure aveva dato il via libera all’operazione. L’organo di vigilanza e tutela dei consumatori non solo ha sanzionato per un milione di euro i membri del Cda di Aicon, e la società che ha curato la quotazione, Unicredit mobiliare, ma anche Price Water House Coopers Spa, la società di certificazione dei bilanci dalla cui denuncia l’inchiesta sulla quotazione Aicon era iniziata. La società di certificazione nel sottoporre a revisione il bilancio chiuso al 31 agosto del 2007, alcuni mesi dopo la quotazione, aveva scritto: “Si segnalano - denunciò Price Water House Cooper Spa - la vendita di imbarcazioni di nuova o vecchia produzione a favore di società dello stesso gruppo in assenza di un contratto, o in mancanza del pagamento del corrispettivo, senza alcuna evidenza di azioni volte a recuperare I’esposizione maturata pur in presenza dell’accettazione recuperare l’esposizione maturata pur in presenza dell’accettazione di nuovi ordini. ln alcuni casi - ha sottolineato la società di certificazione - risultano note di credito a rettifica di vendite fatte nello stesso periodo o in periodi precedenti”.
COMPLICITA’ - L’autorità di vigilanza guidata all’epoca da Lamberto Cardia ha condiviso i rilievi ed irrogato le sanzioni, ma qualche tempo dopo, il 15 giugno del 2010, ha duramente sanzionato anche Price Water House Cooper Spa. PriceWaterHouseCoopers Spa, non ha - secondo l’organo deputato a impedire che i risparmiatori non vengano raggirati - applicato nel proprio lavoro i principi di revisione, certificando i bilanci di Aicon chiusi al31 agosto 2006 e al 31 agosto 2007, pur in presenza di una serie di irregolarità. “Le violazioni nell’attività di certificazione sono gravi, sia per le modalità, sia per la pluralità dei principi violati, sia per la reiterazione delle stesse che hanno riguardato i bilanci 2006 e 2007. Ma anche in considerazione della capacità di incidere sulle aspettative e sulle scelte economiche finanziarie e di investimento di soggetti terzi: il bilancio consolidato 2006 è confluito - ha sottolineato ancora la Consob - nel prospetto informativo finalizzato alla quotazione di Aicon in Borsa, nel cui ambito il giudizio di revisione è elemento che concorre a rappresentare per gli investitori garanzia di attendibilità delle informazioni in esso contenute”.
LA BOLLA - Fuori dai termini tecnici, i vertici di Aicon avevano pompato la produzione in vista della quotazione; l’istituto bancario di collocamento in Borsa ha fatto finta di non vedere che le barche erano ordinate e vendute solo virtualmente a società delle stesso gruppo Aicon; allo stesso modo si è comportata società di certificazione del bilancio. Nessuna sorpresa dunque che quando è stato alzato l’alatrino il titolo è crollato, i risparmiatori sono rimasti con un pugno di mosche e le barche, costruite in fretta e in furia, vendute solo sulla carta, siano rimaste ormeggiate nei porti o a decine nelle aree adiacenti allo stabilimento di Giammoro.
QUALITA’ - Le imbarcazioni relamente vendute non sempre hanno soddisfatto i clienti soprattutto stranieri, come ad esempio, gli austriaci Otmar Lenz e la moglie Regina Lenz. Che, per ottenere il risarcimento danni, hanno ingaggiato dure battaglie giudiziarie. Chiuse con delle transazioni che però la società Siclari non ha mai onorato sino in fondo. MICHELE SCHINELLA - centonove del 27-05-11

ll coso del brevetto targato Rodriquez e mai pagato da Siclari

MESSINA - L’affare I’ha fatto Lino Siclari. La denuncia in Procura per truffa I’ha presentata Leopoldo Rodriguez. Non erano ancora passati quattro mesi dalla quotazione in Borsa e il titolo Aicon andava a gonfie vele quando i primi di agosto del 2007 Lino Siclari annunciò: “Aicon ha siglato oggi I’accordo per I’acquisizione del brand Morgan, storico marchio inglese specializzato nella produzione di Lobster boat di proprietà di Leopoldo Rodriquez. L’operazione, che ha un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, consente ad Aicon di differenziare e rafforzare la propria gamma di prodotti attraverso I’ingresso nel segmento delle imbarcazioni Lobster”. Leopoldo Rodriguez, figlio di Carlo, fondatore dell’omonima società messinese che fece le sue fortune grazie al brevetto “delle ali” alla base della costruzione degli aliscafi, i disegni per costruire le imbarcazioni le ha consegnate agli ingegneri di Aicon yacht Spa e le imbarcazioni Morgan 33′; Morgan 44; Morgan 55′; Morgan 70′; con più mercato tra quelle sfornate negli ultimi anni dai cantieri navali di Aicon sono state costruiti, ma di denaro non ne ha visti neanche un euro. ll motivo? Lo ha messo nero su bianco in una lettera di contestazione Lino Siclari: “Gli stampi realizzali sulla base dei disegni non erano idonei a realizzare navi da diporto di lusso a marchio Morgan. Non solo non paghiamo quanto pattuito, ma chiediamo i danni”. Leopoldo Rodriguez, che a seguito della quotazione in Borsa della società di famiglia avvenuta nel 1987 ha litigato con il fratello Riccardo Rodriguez, aveva cercato di ottenere quanto gli spettava secondo gli accordi rivolgendosi a Unicredit Spa, la banca che aveva rilasciato fidejussione, ovvero la garanzia per il caso di mancato pagamento: “Mi spiace ma a norma di contratto visto che Lino Siclari ha contestato la validità dei disegni la garanzia non opera. A Leopoldo Rodriguez non è rimasto che chiedere I’intervento della Camera arbitrale di Milano. ll collegio arbitrale presieduto da Biagio Meli ha dato incarico ad un perito di stabilire la fondatezza delle contestazioni di Lino Siclari. Andrea Panarello, ingegnere, perito incaricato dal collegio arbitrale ha smentito Lino Siclari: “Gli stampi erano pressochè esenti da vizi”. D’altro canto le imbarcazioni sono state costruite e solo molto tempo dopo sono stati contestati i vizi quando le imbarcazioni erano state vendute”, ha concluso il perito, dando ragione a Leopoldo Rodriguez, il 12 novembre del 2010. La pronuncia del collegio arbitrale in vista nelle prossime settimane è attesa anche dai magistrati della Procura di Milano. Leopoldo Rodriguez nella denuncia ha raccontato che Lino Siclari, attraverso degli aumenti di capitale fatti con rinuncia ai crediti, a suo parere nati da operazioni contabili fittizi, aveva ridotto a zero le sue quote di partecipazione nella società Morgan Yacht Srl, nata in vista della sinergia tra le idee progettuali di Leopoldo Rodriguez e l’apporto degli impianti di produzione di Giammoro di cui era titolate il gruppo Aicon. (M.S.)
 






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