sabato 18 giugno 2011

IL LAVORO E' UN BENE COMUNE.

Affermare che il lavoro è un bene comune è una proposizione che riguarda certamente, e in primo luogo, la salvaguardia della "dignità del lavoro" e dei "diritti "che una società deve garantire ai lavoratori.L’effetto congiunto della globalizzazione, della crisi economica e dei cambiamenti climatici (tre processi interdipendenti) mette a rischio se non la sopravvivenza del nostro pianeta, certamente quella dell’umana convivenza.Trent’anni di predominio incontrastato del “pensiero unico” hanno rinchiuso le classi dominanti di tutto il mondo in un eterno presente, rendendole incapaci di qualsiasi elaborazione di ampio respiro.

Guido Viale.

Appare cosi', una necessita' in nome del libero mercato che religiosamente incarna l'idea del massimo profitto con il minimo investimento,delocalizzare.Il lavoratore ridiventa merce,il datore di lavoro padrone,il lavoro sfruttamento e il fine sociale,quello a cui ogni forma di lavoro dovrebbe tendere,migliorando il territorio, viene cancellato dal vocabolario.Vanno a "farsi benedire" gli articcoli 1,4 e 41 della nostra Costituzione con il plauso dei vari Oscar Giannino,liberi di speculare,protetti dalle tante leggi,leggine e "lenzuolate" liberalizzanti.E cosi' accade che la Repubblica Italiana non riconosce piu' a tutti i cittadini il diritto al lavoro e non promuove le condizioni,che rendono effettivo questo diritto.E cosi' la legge, non determina i programmi e i controlli opportuni perche' l'attivita'economica privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
L'Italia non e' piu' una Repubblica fondata sul lavoro ma sul massimo profitto con il minimo investimento.
Ecco perche' appare importante "rovesciare" questo punto di vista ,ne va della coesione sociale e della dignita' di ogni singolo lavoratore.
Il lavoro deve diventare un bene comune come l'acqua e l'aria che respiriamo.Ne va della vita stessa di questa Nazione.


E questa democrazia me la chiami?
E chi centra a democrazia?
A un centra?
No, un centra!

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