giovedì 7 luglio 2011

L' INTESA RAGGIUNTA NON RISOLVE NULLA.

E' importante che il dialogo tra Confindustria e i sindacati, tutti, sia ripartito, ma l'intesa raggiunta non risolve nulla perche', invece di salvare definitivamente il contratto nazionale, accelera sulla contrattazione aziendale con tutti i rischi gia' visti alla Fiat. E soprattutto e' un accordo che non ci piace perche' scardina lo strumento referendario, unico modo che i lavoratori hanno per esprimersi sul merito degli accordi raggiunti dai sindacati. Non si possono smantellare le tutele e le garanzie contrattuali, guadagnate con anni di lotte sindacali, ignorando l'opinione dei lavoratori. Non si puo' scaricare tutta la crisi sulle loro spalle. Per questo, il gruppo Idv in Senato ha presentato un disegno di legge, a prima firma della senatrice Giuliana Carlino, volto proprio ad assicurare la possibilita' per i lavoratori di esprimere la propria volonta' su qualsiasi tipo di accordo che li riguardi. E oggi tocca soprattutto a loro dire l'ultima parola su un accordo carico di tante incertezze.

sen. Felice Belisario
Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato

Quell’accordo non risponde alla richiesta di democrazia

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Non sta alle forze politiche giudicare nel merito gli accordi sindacali. L’autonomia del sindacato è una cosa seria. Altro discorso, però, è valutare la fase politica in cui cade un accordo sindacale e le ricadute complessive che il metodo adoperato per stringerlo, indipendentemente dai suoi contenuti, comportano. Questo, al contrario, è compito prioritario di Sinistra Ecologia Libertà e di tutte le forze politiche che col sindacato intrattengono e intendono mantenere un dialogo non invasivo ma neppure ipocrita. Allo stesso modo sarebbe a dir poco reticente nascondere che le preoccupazioni per la minaccia che grava sul contratto nazionale, non sono del tutto dissipate neppure da questo accordo.
Il nostro Paese è avviato verso l’uscita da una delle fasi più buie e desolate della sua storia. A chiudere la lunga e disastrosa esperienza del berlusconismo non sono e non saranno le alchimie dei partiti, le loro bizantine alleanze. E’ una richiesta di democrazia sostanziale, di partecipazione diretta, di potere effettivo esercitato dal basso che rappresenta l’esatto opposto del plebiscitarismo berlusconiano. Questo ci hanno detto le elezioni amministrative. Questo ci hanno confermato, con forza e urgenza anche maggiori, i referendum e le popolazioni della Val di Susa sulla vicenda TAV.
Rispondere a questa richiesta di democrazia non è il dovere e la sfida determinante solo per la sinistra politica. Lo è in misura identica anche per il sindacato. Per questo, pur senza entrare nel merito di quello che c’è nell’accordo firmato da Cgil CISL e UIL, risulta impossibile non notare e non segnalare quel che non c’è. Manca infatti una risposta positiva alla richiesta di democrazia effettiva, una capacità di cogliere quella spinta che può tradursi solo nella scelta di sottoporre al parere vincolante dei lavoratori ogni accordo e di verificare puntualmente il rapporto tra la rappresentanza sindacale e i lavoratori rappresentati.
E il primo passo su questa strada deve essere fatto subito. E’ questo stesso accordo che deve essere vagliato e votato, approvato o respinto con massima partecipazione e uguale trasparenza da tutti i lavoratori coinvolti.
Senza questo passaggio, senza una risposta reale alla domanda di partecipazione e di democrazia reale, difficilmente il sindacato e la sinistra sociale avranno un respiro maggiore o un futuro meno incerto di quello che attende i partiti della sinistra se non si muoveranno subito, qui e ora, in quella stessa direzione.

Francesco (Ciccio) Ferrara

SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA'

Sindacati confederali: tutti complici di Marchionne, Marcegaglia e Tremonti

Sindacati confederali: tutti complici di Marchionne, Marcegaglia e Tremonti

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Accordo Cgil, Cisl, Uil Confindustria del 28 giugno
L’accordo sottoscritto dalla Confindustria e dai vertici dei sindacati confederali (compresa la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso) costituisce un durissimo colpo ai diritti e alla democrazia nel movimento operaio sindacale (tutto il potere alle aziende e agli apparati burocratici, niente ai lavoratori), e rappresenta un formidabile sostegno alla più volte dichiarata volontà dei padroni e del governo di smantellare il valore e il senso del contratto nazionale. Il Contratto nazionale da oltre quarant’anni costituisce la garanzia di un trattamento salariale e normativo uniforme su tutto il territorio nazionale, dando sostanza al principio fondamentale “a lavoro uguale salario uguale”.
Questo principio è già stato fortemente intaccato dal dilagare in tutti i posti di lavoro pubblici e privati del lavoro precario e atipico, ma aveva continuato a valere per milioni e milioni di lavoratrici e di lavoratori dipendenti. Un primo forte colpo complessivo al contratto nazionale era stato sferrato nel gennaio 2009, con l’accordo separato sul modello contrattuale, allora non sottoscritto dalla Cgil.
L’accordo odierno si affianca a quello del 2009 regolamentando modalità e validità dei contratti aziendali. In forza dell’accordo del 28 giugno, saranno dunque possibili deroghe aziendali ai contratti nazionali su: inquadramenti, orari, prestazioni straordinarie obbligatorie, ritmi e intensità dello sfruttamento, organizzazione del lavoro. In una parola, almeno su queste materie, scompare la garanzia costituita dal contratto nazionale e sono consentiti ovunque accordi aziendali peggiorativi dei contratti nazionali: “a lavoro uguale salario e diritti diversi”.
L’accordo, inoltre, regolamenta in maniera autoritaria e antidemocratica la rappresentanza e la rappresentatività e la “esigibilità” degli accordi. Accordi aziendali stipulati dal 50% più 1 della RSU non potranno essere contestati né impugnati da chi non è d’accordo, né con scioperi né con la richiesta di referendum. Si cancella, dunque, il sacrosanto diritto delle minoranze che (come dimostra la vicenda dei referendum del 12 e 13 giugno) non di rado possono rappresentare gli orientamenti della maggioranza.
Non dimentichiamo inoltre che le RSU in parecchi casi (grazie alla vergognosa riserva di un terzo dei seggi) non rappresentano neanche formalmente le scelte della base.
Con l’accordo viene completamente avallata l’iniziativa antioperaia e antisindacale attuata da Marchionne (che non si acconta mai e gioca ancora al rialzo per assicurarsene la piena esigibilità) in tre stabilimenti Fiat (Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco), incoraggiandolo ad estendere la sua operazione a tutti gli altri stabilimenti.
Viene premiata la complicità con il governo e con la Confindustria che ha caratterizzato Cisl, Uil e Ugl da oltre due anni, complicità alla quale la Cgil oggi si associa, tra l’altro chiedendo l’estensione della detassazione dei premi di sfruttamento da cui, nel passato, si era dissociata.
All’interno della CGIL, il sindacato metalmeccanico, la FIOM, ha espresso il suo completo dissenso nel merito e nel metodo dell’accordo.
Il contesto politico e sociale, inoltre, rende ancor più vergognoso l’accordo del 28 giugno. Non a caso sia il ministro Sacconi sia il ministro Tremonti plaudono all’accordo perché vi leggono, giustamente, un sostanziale sostegno alla paurosa stangata da circa 50 miliardi di euro che il governo sta varando e che porterà un aumento delle tasse per i lavoratori (e una diminuzione per i ricchi, chiamata “rimodulazione” dell’Irpef), un aumento dell’IVA (con conseguente aumento dei prezzi al consumo), il blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego e il blocco del turnover (con il conseguente smantellamento definitivo dei servizi), l’aumento dell’età pensionabile (anni di lavoro gratis per gli anziani, togliendo occupazione ai giovani e arricchendo i padroni), l’incremento dei ticket sanitari, ecc, un nuovo drastico taglio alle risorse degli Enti locali, con il conseguente crollo dei servizi.
L’accordo sindacati confindustria (e di fatto anche governo) col pieno sostegno delle forze del centro sinistra ha quindi la funzione di legare mani e piedi al movimento dei lavoratori, di imporre le scelte padronali di far pagare fino in e fondo e più di prima i costi della crisi, cioè di scaricare gli enormi debiti con cui si sono arricchiti banche e padroni, sulle classi popolari. Si vuole impedire che le lavoratrici e i lavoratori reagiscono a tale ingiustizia e si colleghino al movimento sociali e di lotta dei giovani, dei precari, dei movimenti territoriali in difesa dell’ambiente, quest’ultimo impegnato nella dura mobilitazione in val di Susa contro il violento intervento poliziesco a sostegno di una assurda opera che serve solo ai profitti dei costruttori e degli speculatori.
Occorre reagire con forza a questo vergognoso accordo delle burocrazie sindacali asservite agli interessi dei capitalisti, occorre respingere con la mobilitazione e con la lotta i suoi contenuti capestro; serve una mobilitazione dal basso di contestazione di gruppi dirigenti che non rappresentano in alcun modo gli interessi dei lavoratori; serve la costruzione di una mobilitazione e di una lotta ampia per costruire un vero sciopero generale e generalizzato che unisca tutti i movimenti
per la difesa di diritti, salari occupazione e che con forza riaffermi che “le nostre vite valgono più dei loro profitti” e che “il loro debito noi non lo paghiamo”, unendo la nostra battaglia a quella che già si sta combattendo nelle piazze di altri paesi europei, dalla Grecia alla Spagna.

Sinistra critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

ACCORDO Interconfederale CONFINDUSTRIA-CGIL-CISL-UIL

Confederazione Cobas
accordo
VERGOGNA!
Nella serata del 28/6 Confindustria e le segreterie di Cgil.Cisl.Uil hanno siglato l’accordo interconfederale su “ rappresentanza e validità dei contatti aziendali”, che sarà sottoposto in breve agli organi direttivi per l’approvazione definitiva , con l’esclusione dei lavoratori !
E’ UN ACCORDO CHE RECEPISCE ED OMOLOGA TUTTI I LAVORATORI
 AI DIKTAT DI MARCHIONE IMPOSTI CON IL RICATTO A POMIGLIANO E MIRAFIORI:
LA DISTRUZIONE DEI DIRITTI DEL LAVORO, CON TAL ACCORDO INTERCONFEDERALE, DIVENTA PRATICA CORRENTE PER TUTTO IL MONDO DEL LAVORO.
Per molti versi si torna agli anni ’50, quando alla prima sconfitta operaia in epoca repubblicana, sancita dalla Cgil con il “piegarsi alla ricostruzione“, imperò il Far West padronale che abrogò di fatto i contratti nazionali  a favore del primato dei contratti aziendali gestiti in proprio con la complicità delle incapaci e spesso colluse Commissioni Interne. Bisognerà giungere agli anni ’60, dalla rivolta di P.za Statuto a Torino all’”autunno caldo”, per ridare dignità,diritti e conquiste  ai lavoratori.
La premessa di questo  fac simile Pomigliano-Mirafiori definisce:
a)  “essenziale un sistema di relazioni …in grado di dare certezze ai tempi e contenuti della contrattazione, ma anche sull’affidabilità e il rispetto delle regole stabilite”, pena le sanzioni ai sindacati sottoscrittori (non ai lavoratori  che non le rispettano);
b) la “ deroga” al CCNL, per il superamento dei limiti posti ai tempi e ritmi di lavorazione, all’organizzazione del lavoro e a altro ancora.
Nel merito, anche se l’Accordo non è retroattivo e formalmente non copre come voleva la Fiat le newco di Marchionne, vengono stabilite le "regole”  capestro sulla validità degli accordi aziendali. Questi sono validi allorquando:
a) se approvati dal 50% delle RSU, senza passare per il voto dei lavoratori. Ma si sa che è alle RSA su cui Cisl e & puntano per il futuro “quale modello di rappresentanza: in tal caso per la firma basta il 50% delle deleghe, salvo l’eventualità che il 30% dei lavoratori chieda di sottoporre l’intesa al voto ;
b) i contratti aziendali approvati alle condizioni di cui sopra  (con tanto di clausole di tregua sindacale finalizzate a garantire l’esigibilità degli impegni assunti) hanno effetto vincolante per le OS-RSU-RSA firmatarie, non per i singoli lavoratori “ ;
c) si ribadisce la licenza di deroga: i contratti aziendali sono esenti dai vincoli posti dai CCNL .
Per quanto attiene la rappresentanza, in sintonia con l’accordo Cgil.Cisl.Uil del 2008, viene esteso al  settore Privato quanto previsto nel Pubblico Impiego, con la sostanziale differenza che la soglia del 5% viene calcolata sulla base dell’intera categoria anziché sui sindacalizzati, ovvero:
1) il numero di deleghe dovrà essere certificato dall’INPS ( si fa riferimento alla convenzione tra Inps e parti stipulanti, nulla si dice al riguardo per gli iscritti dei non stipulanti, vedi Cobas e vari altri), in base a quanto trasmesso dai datori di lavoro che notoriamente non accettano le adesione ai Cobas e alle organizzazioni sindacali non concertative;
2) il numero di deleghe + i risultati delle elezioni RSU, saranno trasmessi al CNEL (un organismo certamente non neutro) che dovrà stabilire  la graduatoria delle organizzazioni che superano il 5% dei lavoratori appartenenti alla categoria, soglia occorrente per la legittimazione a negoziare nell’ambito della categoria a cui si applica il CCNL;
3) nulla si dice, invece, sulla soglia minima di rappresentanza complessiva delle organizzazioni che stipuleranno i contratti nazionali.
Con questo famigerato Accordo, che cancella e supera quello del luglio ’93, i Confederali si sono fatti carico esclusivamente dei disegni padronali, a scapito dei lavoratori che dovranno subire il peggiore potere dispotico in fabbrica e il logoramento psico-fisico, causa l’iper produttività .
La CONFEDERAZIONE COBAS nel momento in cui smaschera e condanna la funzione di “sindacato giallo” rappresentata da Cgil-Cisl-Uil, si fa carico di sostenere in ogni sede i lavoratori e le RSU che intendano lottare per la difesa dei diritti inalienabili, salariali e occupazionali, contro questo vergognoso futuro sindacale e politico, che vuole i lavoratori soccombenti e i giovani precari a vita.
Roma 29.06.2011                                    CONFEDERAZIONE  COBAS

Siamo a un bivio: o svolta vera o "rivoluzione passiva"

 

di Giovanni Russo Spena

Vi è una grande confusione sotto il cielo della politica; ma la situazione non mi appare affatto eccellente. Stiamo vivendo, infatti, un paradosso che da giorni il nostro giornale illustra. I risultati delle elezioni amministrative, dei referendum, il conflitto sociale e territoriale diffuso alludono ad un cambiamento di fase, alla partecipazione popolare come fuoriuscita dal disincanto del popolo di sinistra, ad una volontà di ricostruzione di una società organizzata democraticamente e autogestita. Vi è una consapevole e, a volte, inconsapevole rimessa in discussione del dogma neoliberista; vi è, cioè, un mutamento profondo dello spirito pubblico. Eppure dal parlamento arrivano, da parte del centrosinistra, solo risposte centriste. Mentre il regime naufraga in quello che Pasquale Voza ha chiamato, sul nostro giornale, “sovversivismo delinquenziale”, le sinistre allontanano da sè stesse il compito di ricostruire l’alternativa, rinchiudendosi in nicchie centriste.
Già emergono, infatti, i guasti delle derive politiciste, che utilizzano i movimenti come orpelli e poi pretendono di tenerli lontani dai processi decisionali e dalle scelte strategiche (proprio per evitare che la politica si riduca, rispetto ai movimenti, al “tornate a casa, lasciateci lavorare”, abbiamo proposto la “costituente dei beni comuni”, per scongiurare risse personalistiche, corti circuiti populisti, riflusso della partecipazione). Ma emergono anche, dall’altra parte, le illusioni di chi pensa che i movimenti possano fare da soli liquidando i partiti. Credo, invece, che dovremo iniziare una feconda discussione, non accademica ma sul campo, sulle forme della rappresentanza, sul significato della militanza politica e sociale, sulla inderogabile necessità di una profonda autoriforma dei partiti che devono fuoriuscire dalle loro oligarchie autoreferenziali e costruire, con i movimenti, senza gerarchie incomprensibili, confederazioni territoriali di iniziative politiche e sociali. E’ più che mai tempo di “partito sociale”, di partito che non sequestra la rappresentanza, ma costruisce conflitto creando dal basso un nuovo spazio pubblico. Di patti di vertice oligarchici sono pieni i fossi. Sono preoccupato: non è ancora iniziata questa riflessione collettiva, che pretende grandi discontinuità, anche nei comportamenti pratici, e già lo spirito pubblico antiliberista deve fare i conti col tentativo di imbrigliarlo con equilibri politici moderati. E’ una disastrosa coazione a ripetere.
Basti ricordare i temi centrali intorno ai quali si definisce un’alternativa: la guerra, che vede impegnatissimo il Pd, che è silente, invece, sul sabotaggio governativo della Freedom Flottilla. E vi sarà, nel centrosinistra, una critica radicale dell’economia politica, una tensione a fuoriuscire dai vincoli europei, a partire dal congelamento del debito della Grecia oppure il centrosinistra naufragherà sugli scogli di una strategia liberista più realista del re che è, tra l’altro, la bancarotta definitiva della liberaldemocrazia? Penso anche ai temi di queste ore: gran parte del centrosinistra è ancora chiuso ottusamente all’interno di una logica di sviluppismo beota che pretende che la Tav vada imposta anche con l’esercito; mentre, non a caso, vengono presentate leggi sul tema della ripubblicizzazione dell’acqua bene comune che, come quella toscana e, in parte, quella pugliese, tradiscono spirito e lettera del referendum che noi consideriamo il paradigma fondativo unico della risocializzazione dell’acqua che non può essere negato per gli interessi della Confindustria e del lobbismo di sinistra. Né il partito democratico (e non solo esso) riesce a prendere una posizione univoca rispetto al referendum che vuole ripristinare la legge proporzionale nella formazione della rappresentanza parlamentare. Sono, cioè, i fondamentali che mancano; così, con poche idee ma confuse, si va allo sfascio. Come nel caso che ritengo più grave (di cui hanno già parlato, su Liberazione, Dino Greco, Cremaschi, Landini, la Fantozzi). E’ incredibile, infatti, che, in una fase in cui le sinistre hanno vinto, laddove hanno rilanciato partecipazione, democrazia, iniziativa unitaria dal basso, l’accordo fra sindacato e Confindustria incida proprio sull’abbattimento della partecipazione, della decisionalità di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore con il proprio voto, sulla limitazione del diritto di sciopero. E’ un punto di non ritorno, che ci parla delle modalità stesse del conflitto, di una decisionalità affidata a delegati non eletti ma nominati; di natura stessa quindi delle organizazzioni sindacali, che diventano parti integranti dello Stato allargato, gestori corporativi del mercato del lavoro delle precarizzazioni. Perciò non mi convincono i compagni che, in buona fede, partono dalla vittoria referendaria e dal clima mutato per proporre, quasi automaticamente, il tema del governo. Mi sembra, tra l’altro, un pericoloso avventurismo idealista; mentre invece occorre ricostruire, nel conflitto e nella proposta, un rapporto di forza alternativo rispetto ad un presunto “patto fra produttori” (oggi grottesco e obsoleto di fronte alla crisi della globalizzazione liberista) che dovrebbe fare da base strutturale alla formazione del nuovo centrosinistra. Gramsci, di fronte a situazioni così complesse, che vedono il pericolo di egemonie moderate, parlò di “rivoluzione passiva”; rapportando le scelte di vertice a processi di passivizzazione e frantumazione di massa (che, infatti, stanno oggi dietro l’angolo e che possono nascere dalle mancate risposte alle aspettative nate negli ultimi tempi); ma si poneva anche drammaticamente il problema di come contrastare questo processo, di come elaborare una teoria della soggettività politica, di come costruire processi radicali e unitari di massa come base dell’alternativa. Occorre agire subito. Giorgio Mele e Fabio Vander hanno scritto, ieri, della proposta di convocazione di «stati generali della sinistra», aperti ed inclusivi «ma anche concludenti; su questa base di unità e di rinnovamento della sinistra può poi porsi il problema di una coalizione insieme al Pd ed ad altre forze politiche, di movimento e di società civile...». Costituente dei beni comuni come priorità degli assetti strategici e programmatici e stati generali della sinistra per costruire un polo autonomo della sinistra anticapitalistica mi sembrano le due proposte che possano tenere insieme spirito antiliberista diffuso e sbocco politico. Siamo, infatti, di fronte ad un doppio movimento: se non avanzano le nostre proposte (o altre dello stesso tenore), vincerà la palude della “rivoluzione passiva”, di una alternativa senza popolo. Anzi, contro il popolo.
Liberazione 01/07/2011

Chi ha fatto i soldi con la crisi economica dopo averla provocata, è colpevole?

LAVORO ECOLOGIA E FUTURO:" PERFETTAMENTE D'ACCORDO" CON JACOPO FO.

Michael Moore ha cercato di arrestare i dirigenti delle maggiori banche e istituzioni finanziarie Usa. Nel suo ultimo film, Capitalismo, una storia d’amore, lo vediamo circondare i palazzi della finanza con un nastro di quelli usati dalla polizia americana, con su scritto “luogo del crimine”.
La storia è molto semplice, a partire dagli anni ’80, Reagan, eletto con l’appoggio delle lobby finanziarie, inizia a smantellare i sistemi di controllo sui prestiti erogati dalle banche. In questo modo una banda di speculatori ottiene cifre colossali senza dare garanzie e li usano per giocare in borsa. Quando guadagnano sono felici, quando ci perdono falliscono le banche. Più di mille banche Usa chiudono quando la bolla speculativa degli anni ’80 scoppia.
La banda Bush affida direttamente il controllo del sistema finanziario Usa a uomini di organizzazioni come la Goldman Sachs che danno il via libera all’abbattimento di ogni regola. Iniziano così speculazioni a dir poco folli, e milioni di americani vengono convinti a ipotecare la propria casa in vista di guadagni milionari (http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/23/il-primo-nemico-dell’umanita/73205/). Le banche riescono a vendere prodotti finanziari spazzatura, cioè la gente ipoteca la casa per comprare i titoli di credito di persone che hanno comprato una casa senza avere i mezzi economici per farlo. Sostanzialmente la stessa cosa che in italia si è fatto vendendo alle vecchiette i titoli sul debito argentino, sul debito della Parmalat eccetera.
Poi anche questa seconda bolla finanziaria scoppia e iniziata la crisi mondiale degli anni ’80.
Il governo Usa e molti governi di altri paesi sono allora intervenuti (sollecitati dalle lobby finanziarie) per salvare le banche tirando fuori centinaia di miliardi di euro.
E i manager delle grandi banche hanno brindato distribuendosi premi per miliardi di euro.
Intanto sono iniziati i tagli ai servizi sociali in tutti i paesi industrializzati. Il debito degli stati minaccia infatti di far crollare completamente l’economia mondiale.
E se volete un parere spassionato non ce lo possiamo permettere.
Se poi vuoi approfondire le tue conoscenze sulle brutture del capitalismo selvaggio vedi il video (sottotitolato in italiano) Debtocracy, Debitocrazia, (versione sottotitolata in italiano http://www.youtube.com/watch?v=mpNGYoXzMRc) .
Sostanzialmente racconta che un debito pubblico può non essere pagato ai creditori se essi sono contemporaneamente anche i corruttori e i lobbisti che hanno contribuito a crearlo con mazzette, complotti, manipolazioni, vendendo ai governi che si indebitano armi o altri generi non necessari al benessere del popolo.
Bush ha fatto esattamente questo quando ha conquistato l'Iraq, ha invalidato l'80% del debito iracheno contratto da Saddam... E pure l'Equador lo ha fatto contro orde di speculatori nordisti... Quindi, dicono i nostri amici greci, perché dovremo pagare noi?

http://www.jacopofo.com/grecia_debito_non_pagare_debitocrazia_video

lunedì 20 giugno 2011

Una Risposta a Pietro Folena.

Da Lettera43 di oggi

Pierluigi Bersani, con Antonio Di Pietro -che di questa campagna referendaria è stato il primo promotore- e con gli altri esponenti del centrosinistra, può gioire davvero per l’esito referendario. E’ un momento in cui al leader PD tutto riesce bene. Se a Di Pietro, e ai Comitati per l’acqua pubblica, va riconosciuto il merito di aver rivitalizzato, dopo ventiquattro flop successivi del quorum, l’istituto referendario, a Bersani va riconosciuto il merito -a fronte delle posizioni fortemente favorevoli al privato nei servizi presenti nel suo partito- di aver assecondato la grande onda che ha visto i giovani protagonisti, e di cui la base e l’elettorato del Pd sono stati partecipi. Un’onda talmente forte da investire anche un elettore su due del centrodestra.
E’ opportuno tuttavia che il segretario del Pd, e i massimi dirigenti di questo partito, soprattutto i teorici di un riformismo liberale – in cui tutto andrebbe liberalizzato o messo in competizione- riflettano bene sul significato di questo voto. In primo luogo c’è una domanda di partecipazione e di protagonismo -la stessa che ha fatto vincere chi non ti aspetti prima alle primarie per le amministrative e poi alle elezioni stesse-, che non delega in bianco i partiti e gli eletti, e che pretende di condizionare le scelte che possono incidere sulla vita delle persone. Così per il nucleare -che riguarda la salute delle persone (e aggiungiamo che il voto referendario ha un valore europeo e internazionale, e ridà prestigio al nostro Paese tanto malandato)- e così per l’acqua, in cui vince un principio, un’idea morale, il convincimento che su un bene vitale e essenziale, che va gestito meglio e non sprecato, non è accettabile che vi siano speculazioni. Oggi c’è un vento profondamente democratico, dopo una lunghissima stagione in cui, anche a sinistra, prevaleva la cultura del capo e della delega al leader.
Ma il Pd e la sua classe dirigente devono riflettere sulla natura del proprio riformismo. Senza alcun estremismo, e senza posizioni demagogiche, è la cassetta degli attrezzi del liberalismo economico dell’ultimo ventennio a non funzionare più. C’è un nuova domanda di pubblico, anzi di res-publica, dopo anni di trionfo della res-privata: il riformismo deve essere, in questo senso, autenticamente repubblicano. Forte, capace di rispondere alle grandi domande di quest’epoca: che guarda ai mercati -che possono seguire strade alternative: le voci relative alle energie rinnovabili schizzano ora in su ! – ma che non pensa che i mercati siano una religione e richiedano di ripetere ottusamente una litania.
Ora compito del legislatore – e di un polo alternativo al centrodestra- è indicare le misure per un credibile piano energetico fondato sulle rinnovabili; e quelle per una gestione pubblica efficiente, con adeguati investimenti pubblici sulle reti, dell’acqua; per non parlare delle riforme che, cancellata la diseguaglianza del legittimo impedimento, rendano effettivamente eguale la legge per tutti, obiettivo dal quale siamo molto lontani. E così, anche contro il precariato, per una società fondata sul lavoro e sul suo riconoscimento, per la cultura come volano della crescita, il Pd e i suoi alleati si devono misurare con la stessa volontà democratica (scelgano i cittadini) e con la stessa chiarezza programmatica.
L’epoca della sconsiderata corsa al centro, per il Pd, è davvero terminata il 12 e 13 giugno scorsii

.http://www.pietrofolena.net/blog/

Si… e’ terminata l’epoca della rincorsa al centro del PD,ha vinto il popolo degli onesti,siamo in attesa della sinistra che tarda ad unirsi.
Piu’ che di riformismo,ora piu’ che mai,si dovrebbe parlare di “un Nuovo Modello Di Sviluppo”,Ecologico,Sostenibile e Inclusivo, che guardi in prima persona alle classi sociali fortemente svantaggiate.Bisogna costruire la Terza Via,un nuovo approccio Economico e Sociale,che guardi al liberismo,non come occasione perduta ma come motore di Sottosviluppo precarizzante e moralmente non etico.La Grecia e’ vicina.Il PDL e il PD sono complementari e perdenti.
Bisogna avere il coraggio di essere uomini liberi e combattere per una piattaforma che veda “il lavoro come un bene comune” punto di partenza di questa svolta.

Un commento al post di Pietro Folena.
Luca Mandanici

sabato 18 giugno 2011

IL LAVORO E' UN BENE COMUNE.

Affermare che il lavoro è un bene comune è una proposizione che riguarda certamente, e in primo luogo, la salvaguardia della "dignità del lavoro" e dei "diritti "che una società deve garantire ai lavoratori.L’effetto congiunto della globalizzazione, della crisi economica e dei cambiamenti climatici (tre processi interdipendenti) mette a rischio se non la sopravvivenza del nostro pianeta, certamente quella dell’umana convivenza.Trent’anni di predominio incontrastato del “pensiero unico” hanno rinchiuso le classi dominanti di tutto il mondo in un eterno presente, rendendole incapaci di qualsiasi elaborazione di ampio respiro.

Guido Viale.

Appare cosi', una necessita' in nome del libero mercato che religiosamente incarna l'idea del massimo profitto con il minimo investimento,delocalizzare.Il lavoratore ridiventa merce,il datore di lavoro padrone,il lavoro sfruttamento e il fine sociale,quello a cui ogni forma di lavoro dovrebbe tendere,migliorando il territorio, viene cancellato dal vocabolario.Vanno a "farsi benedire" gli articcoli 1,4 e 41 della nostra Costituzione con il plauso dei vari Oscar Giannino,liberi di speculare,protetti dalle tante leggi,leggine e "lenzuolate" liberalizzanti.E cosi' accade che la Repubblica Italiana non riconosce piu' a tutti i cittadini il diritto al lavoro e non promuove le condizioni,che rendono effettivo questo diritto.E cosi' la legge, non determina i programmi e i controlli opportuni perche' l'attivita'economica privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
L'Italia non e' piu' una Repubblica fondata sul lavoro ma sul massimo profitto con il minimo investimento.
Ecco perche' appare importante "rovesciare" questo punto di vista ,ne va della coesione sociale e della dignita' di ogni singolo lavoratore.
Il lavoro deve diventare un bene comune come l'acqua e l'aria che respiriamo.Ne va della vita stessa di questa Nazione.


E questa democrazia me la chiami?
E chi centra a democrazia?
A un centra?
No, un centra!

giovedì 16 giugno 2011

Grazie Onorevole Sonia Alfano.

Funzionario della Regione Siciliana, sindacalista e coordinatrice di soccorsi in emergenze. Si diploma presso il liceo classico Luigi Valli di Barcellona Pozzo di Gotto. Interrompe gli studi universitari alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo dopo la morte del padre Beppe, ucciso dalla mafia per le sue inchieste scomode l’8 gennaio del 1993. Ottiene l’assunzione presso la Regione Siciliana per chiamata diretta, in virtù della normativa in favore dei familiari delle vittime innocenti di mafia.
Nel 2007, insieme a Salvatore Borsellino, scrive al Presidente della Repubblica per chiedere il trasferimento del ministro della Giustizia Clemente Mastella. Ovviamente richiesta non considerata. Il Guardasigilli aveva a sua volta chiesto il trasferimento del PM Luigi de Magistris, della Procura della Repubblica di Catanzaro, titolare dell’inchiesta Why Not, che vedeva indagati anche Romano Prodi, oltre che lo stesso Mastella. Successivamente per Prodi e Mastella venne chiesta l'archiviazione per estraneità ai fatti contestati e per l'assoluta mancanza di prove. In più occasioni il Tribunale delle Libertà ha usato la mano pesante indicando la fumosità del quadro probatorio. In compenso per De Magistris il CSM ha disposto il trasferimento ad altra sede ed ad altre funzioni, in quanto la condotta di De Magistris è stata "rivelatrice di non adeguata attenzione al rispetto di regole di particolare rilievo", ma anche di "insufficienti diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone" A difesa del Pm di Catanzaro, Sonia, insieme al movimento antimafia ammazzateci tutti, avvia una seguitissima campagna di solidarietà nei confronti di De Magistris, catalizzando l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica sul caso del trasferimento ed una petizione su scala nazionale.
Dal 2007 al marzo 2009 è stata coordinatrice regionale del movimento antimafia Ammazzateci tutti. Nel novembre del 2007, in segno di protesta s’incatena al cancello della Prefettura di Palermo. Decine di familiari di vittime della mafia decidono di prendere parte alla protesta. Chiedono al Parlamento Italiano l’equiparazione delle normative previste per i familiari delle vittime della mafia e per i familiari delle vittime del terrorismo. La protesta ha risalto mondiale e molte testate giornalistiche straniere s’interessano alla battaglia per l’equiparazione della quale Sonia è l’iniziatrice. Sempre nel 2007 collabora con i Grilli di Palermo ed altre associazioni, all’avvio della petizione Chiediamo i danni a cosa nostra. Tramite la petizione sono riusciti ad ottenere l’art. 17 della legge finanziaria che obbliga la Regione Siciliana a costituirsi parte civile in tutti i processi per favoreggiamento alla mafia da parte di amministratori e dipendenti della pubblica amministrazione. Nel febbraio del 2008, insieme ad altre 40 persone, costituisce un'associazione, denominata "Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della mafia", della quale viene eletta presidente all’unanimità.

File:Sonia Alfano.jpg


Ho risposto all’appello dei dipendenti della società Aicon Yachts Spa, con i quali ho anche stabilito un incontro, presso il cantiere, per il 20 giugno. Come avevo anticipato, ho scritto alle istituzioni preposte, regionali e nazionali, affinché venga risolta questa incresciosa situazione che mette a rischio il futuro di 339 famiglie. Di seguito il testo della lettera che ho inviato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi e per conoscenza all’assessore regionale per la Famiglia, il Lavoro e le Politiche sociali Andrea Piraino.

Gentile Ministro Sacconi,
Le scrivo per portarLa a conoscenza della disastrosa situazione lavorativa in cui versa la totalità dei dipendenti (339 persone) della società Aicon Yachts Spa, cantiere nautico di Giammoro (Pace del Mela, ME) che progetta, produce e commercializza imbarcazioni di lusso.
A causa della cattiva gestione, operazioni finanziarie spericolate ed una quotazione in borsa che suscita più di qualche dubbio, l’Aicon Yachts Spa ha accumulato ben 91 milioni di euro di debiti, e ora, in vista di un rilancio aziendale, si prepara a mettere in cassa integrazione la totalità dei dipendenti, che vedono ciò come un preludio al licenziamento.
Faccio presente alla S.V. che il 10 maggio 2011, la Società Aicon Yachts Spa ha comunicato alle OO.SS. e agli Rsu i Fillea-Cgil e Feneal-Uil che in data 9 maggio 2011 alle ore 17,30 codesta società è stata posta in liquidazione, e che è stato nominato il liquidatore nella persona del dott. Christian Pistonina. Da allora la totalità dei dipendenti di Aicon Yachts spa manifesta davanti ai cancelli del Gruppo Aicon 24 ore su 24.
Sono in ballo 339 posti di lavoro, la cui perdita si ripercuoterebbe su 339 famiglie, che da un giorno all’altro si ritroverebbero senza alcun sostegno finanziario.
La politica regionale e nazionale sembrano ignorare di proposito il caso Aicon, e la scorsa settimana, al consiglio comunale di Pace del Mela cui erano stati invitati ben 21 parlamentari nazionali e regionali del messinese, si è registrata la presenza di un solo deputato (nazionale).
Con la presente Le chiedo di convocare urgentemente a Roma i vertici dell’azienda e i delegati sindacali per trovare una soluzione certa per i dipendenti e per le loro famiglie.
Resto in attesa di un Suo riscontro.
On. Sonia Alfano

La loggia massonica P4. L'Italia che non vuole voltare pagina.

La clamorosa inchiesta sulla P4 fa le sue prime vittime,da un lato Luigi Bisignani,dall'altro Afonso Papa,entrambi senza ombra di dubbio risultano essere"poteri forti dello Stato".

Luigi Bisignani (Milano, 1953) è un imprenditore italiano.

Figlio di un manager della Pirelli, si laurea in economia e si trasferisce a Roma, dove, giovanissimo, inizia a lavorare come capo dell'ufficio stampa del ministro del Tesoro Gaetano Stammati nei governi presieduti da Giulio Andreotti tra il '76 e il '79 e come cronista per l’agenzia Ansa.
Executive vice president for international business del gruppo Ilte Pagine Gialle, e' autore di diversi romanzi, tra cui Il sigillo della porpora e Nostra signora del Kgb.

È ritenuto uno degli uomini più potenti d'Italia[1], anche in virtù dei suoi contatti con membri di primo piano della scena politica nazionale. Ex compagno di Daniela Santanchè, mantiene stretti rapporti, tra gli altri, con Gianni Letta.E' il fratello di Giovanni Bisignani.

Giovanni Bisignani (Roma, 1946) è un manager italiano, è stato direttore generale della International Air Transport Association, carica che ha lasciato il 7 giugno 2011 in favore di Tony Tyler. Bisignani, durante il meeting annuale della IATA svoltosi a Singapore, è stato insignito del titolo di "direttore generale emerito" .
Dopo la laurea all'università La Sapienza di Roma, consegue la specializzazione in business administration ad Harvard. La sua attività professionale inizia proprio negli Stati Uniti alla First National City Bank. Torna in Italia e fino al 1976 lavora all'ufficio programmazione economica dell'Efim, successivamente passa all'Eni. Lascia la multinazionale italiana nel 1979 per trasferirsi all'Iri chiamato da Pietro Sette. Assume l'incarico di direttore centrale per l'estero con l'arrivo del nuovo presidente Romano Prodi. Proprio Prodi lo vuole amministratore delegato quando rinnova i vertici della compagnia aerea Alitalia, accanto al presidente Carlo Verri (che morirà prematuramente in un incidente stradale). Resta alla cloche dal 1989 al 1994, quando verrà sostituito da Roberto Schisano. Dopo una breve parentesi alla Tirrenia, torna ad occuparsi di trasporto aereo prima all'Opodo (agenzia di viaggi online costituita dalle principali compagnie aeree europee), poi alla Iata, l'associazione che racchiude le 230 compagnie aeree mondiali. Dal 2002 ne è direttore generale.

Nel 1981 il  nome di Luigi Bisignani compare negli elenchi della loggia massonica P2 rinvenuti a Castiglion Fibocchi. Le cronache raccontano che lui in persona detta la notizia all'Ansa, per la quale già da qualche anno è redattore e si occupa di massoneria. Negherà sempre di essere stato iscritto alla loggia - anche e giustappunto adducendo una contiguità ad essa dettata esclusivamente da interessi
ed attività propri della specializzazione giornalistica intrapresa.
Nel 1992 Bisignani è direttore delle relazioni esterne del gruppo Ferruzzi (azionista di maggioranza della Montedison). Nel 1993 la Procura di Milano chiede il suo arresto per violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti nell'inchiesta Enimont. Il 7 gennaio '94 Bisignani si costituisce a Milano e viene interrogato. Nel 1998 la Cassazione conferma la sua condanna a due anni e sei mesi. A seguito della definitiva condanna, nel 2002 viene anche radiato dall'Ordine dei giornalisti.

Il suo nome compare nell'Inchiesta Why Not del pm Luigi De Magistris.

Un’altra ordinanza, questa volta di custodia in carcere, è stata firmata dal gip Luigi Giordano a carico di Alfonso Papa, che da magistrato ha rivestito importanti incarichi al ministero della Giustizia e dal 2008 è deputato eletto nel Pdl. Il provvedimento è stato trasmesso alla Camera con la richiesta di autorizzazione all’arresto. Una terza misura, sempre degli arresti in carcere, riguarda un personaggio meno noto - il sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica - che tuttavia nella vicenda riveste un ruolo centrale; avrebbe fornito agli altri due indagati le informazioni riservate su inchieste della magistratura che sarebbero servite ai presunti complici per realizzare ricatti o ottenere favori, gestire appalti e nomine. Tutto ciò in cambio della promessa di essere «sponsorizzato» per essere inserito nei ruoli dell’Aise, i cosiddetti servizi segreti militari.

Bisignani è indicato come «dirigente d’azienda, mediatore e procacciatore d’affari, di fatto ascoltato consigliere dei vertici aziendali delle più importanti aziende controllate dallo Stato (Eni, Poligrafico dello Stato, Rai ecc), di ministri della Repubblica, sottosegretari e alti dirigenti statali».

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La bellezza di essere equosolidale.

A trenta anni di distanza dall’apertura della prima Bottega a Bolzano, oggi una vasta rete di Botteghe del Mondo – luoghi di scambi e circolazione di idee ed informazioni – interessa ormai sedici regioni italiane, per un totale di duecentosettanta esercizi.Con le loro  botteghe , le 92 organizzazioni riunite nell’Assemblea generale del commercio equo e solidale (Agices) gettano un ponte virtuoso con il Sud del mondo e investono in “buona occupazione” ed educazione, come dimostrano i 900.000 euro investiti per le circa 11.600 ore tra attività didattiche, incontri pubblici e campagne informative.Anche il Presidente Napolitano recentemente commentando i dati positivi del trend del settore, ha riconosciuto il commercio equo e solidale come “un
apprezzabile fenomeno che riesce a coniugare i valori della libera impresa e della solidarieta'".




Il Consorzio Ctm Altromercato, noto anche come Altromercato, è la prima centrale di importazione del commercio equo e solidale in Italia, e la seconda nel mondo, per dimensioni e fatturato. L'acronimo Ctm stava originariamente per "cooperativa terzo mondo"; nel 1998 la società ha cambiato il proprio statuto da cooperativa di persone e associazioni a consorzio di Botteghe del mondo, mantenendo la sua forma cooperativa.
La caratteristica principale di Altromercato è l'esplicito obiettivo di fondare la propria attività esclusivamente su processi di economia solidale e consumo responsabile. I prodotti provengono principalmente da America Latina, Asia e Africa, dove Altromercato mantiene rapporti commerciali diretti con circa 150 organizzazioni di contadini e artigiani. In accordo ai criteri previsti dalle organizzazioni di commercio equo e solidale e definiti da IFAT (International Fair Trade Association) e Agices (Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale), Altromercato assicura ai suoi fornitori il pagamento di un prezzo equo, rapporti a lungo termine e trasparenti, prefinanziamento di almeno il 50% del valore della merce all'ordine e del valore rimanente all'arrivo in Europa. Sostiene inoltre attivamente la coltivazione biologica e altre forme di protezione dell'ambiente. I prodotti sono importati in Italia ed Europa, e rivenduti secondo i principi del consumo responsabile; per esempio, il prezzo dei prodotti viene sistematicamente scomposto in modo che l'acquirente sia informato sulla percentuale destinata a produttori e intermediari. I prodotti Altromercato vengono distribuiti attraverso la rete delle Botteghe del Mondo, ma anche presso diverse catene di supermercati, negozi di alimentazione naturale, circoli, bar e mense scolastiche. I generi vanno dall'alimentare (240 prodotti) all'artigianato (1.500 articoli), fino all'abbigliamento, accessori e cosmetici.
Parallelamente all'attività commerciale in senso stretto, Altromercato si occupa in una serie di attività correlate, inclusa la partecipazione a progetti di cooperazione internazionale, attività di microcredito, campagne di informazione e denuncia sui problemi delle realtà dei paesi del terzo mondo, partecipazione a iniziative nazionali e internazionali (forum sociali, congressi del WTO) e così via.

martedì 14 giugno 2011

Caro Silvio 26.857.452 di cittadini ti hanno fatto un quorum cosi'.

pubblicata da Lavoro Ecologia E Futuro   la nostra pagina facebook,il giorno martedì 14 giugno 2011 alle ore 19.41


 Ribellarsi e' bellissimo....Finalmente la parte sana degli italiani ha detto no alla tessera piu' famosa
della p2.Piu' che un ciclone,quello che è avvenuto ieri e' una rivoluzione gentile,finalmente comincia a delinearsi la fine politica del prestigiatore piu' famoso d'Italia.
Qui nessuno e' fesso....e tu caro Silvietto ci avevi preso anche per coglioni.Ti hanno votato contro persino i tuoi.
Non si puo' comprare tutto e tutti,prima o poi i nodi vengono al pettine e considerata la tua capigliatura sono nodi che faranno un male cane.
E' nato un nuovo modo di spedire a casa il vecchio,in tutti i sensi,e IL Fatto Quotidiano sta raccogliendo le firme per mandarlo a casa.
Antonio Padellaro parla di liberazione , il cattolicissimo Avvenire di sberle inflitte al Premier,Marco Travaglio di legittimo godimento,Di Pietro e' fin troppo signore e non infierisce sugli sconfiti,Paolo Flores D'arcais scrive di "quattro vattene",Pierferdinando Casini  parla al suo solito del nulla-il centro e' stato determinante in questo referendum-visto e considerato che il terzo polo era favorevole  al nucleare e all'acqua privata.
In fondo anche  i vari Chiamparino e Renzi della pseudo sinistra sono contenti,anche se il liberismo all'americana è giusto ma qui siamo in Italia ,la Tav e il ponte sullo Stretto sono un esempio fulgido di rilancio per l'economia,Vendola e' troppo gay,in fondo Bassolino e' un eroe e nelle nostre sezioni invece di Berlinguer ci abbiamo Marchionne.
E anch'io nel mio piccolo godo a gonfie vele.

domenica 12 giugno 2011

MEDITATE GENTE.MEDIDATE....

26 gennaio: SILVIO BERLUSCONI ANNUNCIA "LA SUA DISCESA IN CAMPO".


28 febbraio: Roma, arrestato il generale dell'aeronautica a riposo Romolo Mangani per cospirazione politica in riferimento a un progetto di occupazione della Rai. Con lui finiscono in carcere Ambrogio Taglienti e Marcello Perfili. In precedenza erano stati arrestati Giovanni Marra, Roberto Noè e Maria Petaccia, impiegata in un ufficio del Sisde.

Marzo: dopo l'arresto in febbraio di Paolo Berlusconi, Il Giornale associa i nomi dei magistrati Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio al giudice corrotto Diego Curtò e a Salvatore Ligresti: sarebbero tutti legati ad una cooperativa edilizia. Non è vero niente, e Feltri verrà condannato. Intanto, Di Pietro stringe per la rogatoria a Hong Kong sul bottino di Craxi: la prova che Bettino gestiva il proprio, tramite Giancarlo Troielli, qualche decina di miliardi. Riecco puntuale, il giorno 15, la Falange armata: "Ammazzeremo Di Pietro". L'indomani Berlusconi presenta al procuratore generale di Milano Giulio Catelani, un esposto sui presunti abusi del pool nelle pequisizioni a Publitalia. Catelani ringrazia e comincia a fare la spola tra Milano e Roma

21 aprile: Milano, comincia la maxi inchiesta nei confronti della guardia di finanza: 80 finanzieri arrestati e più di 300 imprenditori coinvolti, fra i quali le maggiori firme dell'alta moda milanese, nonché tre aziende del presidente del Consiglio: Videotime, Mediolanum e Mondadori

24 aprile: Cesare Romiti scrive al Corriere della Sera e ammette il pagamento di tangenti da parte della Fiat.

11 maggio: arrestato a Roma Giovanni Francesco (Gianfranco) Alliata di Montereale, storico dignitario della massoneria di piazza del Gesù. Con lui finiscono in carcere Cosmo Sallustio Salvemini, Alfredo Rasoli e il colonnello Benedetto Miseria. Per tutti l'accusa è di aver condizionato le elezioni amministrative a Roma attraverso una loggia massonica segreta (e quindi illegale secondo la cosiddetta legge Anselmi). Dopo una settimana trascorsa in carcere, Alliata otterrà gli arresti domiciliari, dove morirà il 20 giugno 1994. L'inchiesta è condotta dalla procura di Palmi.

16 maggio: Bologna, la prima Corte d' Assise d' appello, dopo l'annullamento della precedente sentenza, condanna all'ergastolo per la strage del 2 agosto 1980 Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Sergio Picciafuoco, mentre assolve Massimiliano Fachini. Per il depistaggio delle indagini la corte condanna a dieci anni per calunnia aggravata da finalità di terrorismo Licio Gelli e gli uomini del Sismi Francesco Pazienza, a otto anni e cinque mesi Pietro Musumeci e a sette anni e 11 mesi Giuseppe Belmonte. Per banda armata 11 anni a Gilberto Cavallini e otto anni a Egidio Giuliani, mentre sono assolti dalle accuse di strage e banda armata Massimiliano Fachini e Roberto Rinani. La Cassazione confermerà poi la sentenza tranne che per Picciafuoco, che rinvierà al giudizio di una corte di Firenze. Là Picciafuoco sarà assolto

20 maggio: Roma, il governo Berlusconi ottiene la fiducia alla Camera con 366 si e 245 no.

6 luglio:Roma, iI giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, dispone l'archiviazione del procedimento penale riguardante l'esistenza di un'organizzazione paramilitare clandestina (la Gladio Rossa) legata al Pci. A parere del magistrato non è possibile dimostrare che la "predisposizione da parte del Pci di meccanismi difensivi abbia assunto dimensioni tali da costituire un serio concreto pericolo per lo stato".

13 luglio: mentre i finanzieri arrestati nell'inchiesta sulla guardia di finanza parlano della Fininvest, il governo Berlusconi emette il decreto Biondi (allora guardasigilli), che vieta la custodia cautelare per molti reati, fra i quali la corruzione. L'indomani Di Pietro annuncia, presenti Colombo, Greco e Davigo, lo scioglimento del pool. Polemiche sull'esposizione televisiva dei magistrati. La Lega si schiera contro il decreto, che non diventerà mai legge.
Due giorni dopo Berlusconi raduna amici, ministri e avvocati Fininvest ad Arcore per discutere della latitanza del fratello Paolo e del manager Salvatore Sciascia

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28 luglio: Milano, arresto lampo di Paolo Berlusconi per le mazzette alla Finanza

29 luglio: Il Tribunale di Milano condanna, per la vicenda del conto "Protezione", l'ex segretario del Psi (Partito Socialista Italiano) Bettino Craxi e il suo vice all'epoca dei fatti Claudio Martelli a otto anni e sei mesi, l'ex gran maestro della P2 (Loggia Propaganda numero 2) Licio Gelli a sei anni e sei mesi, l'ex vicepresidente dell'Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) Leonardo Di Donna a sette anni e l'incaricato d'affari del Psi Silvano Larini a cinque anni e sei mesi. La vicenda riguarda il versamento di fondi clandestini per circa sette milioni di dollari dal Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, assente al processo perchè deceduto, al conto "Protezione" di cui era intestatario Larini, messo a disposizione su indicazione di Craxi e Martelli. Gelli e Di Donna hanno operato come tramiti. Di Donna e Calvi erano associati alla P2 di Gelli.

20 settembre: Per ordine dell'autorità giudiziaria di Napoli viene arrestato nella sua abitazione di Roma l'ex ministro dell'interno Antonio Gava, democristiano. L'accusa è di partecipazione ad una associazione a delinquere di tipo mafioso che nel caso specifico è la camorra nelle sue diverse passate strutturazioni, Nco (Nuova Camorra Organizzata) e Nf (Nuova Famiglia).

3 ottobre:  Giorgio Tradati, amico di Craxi, confessa di aver gestito per conto di Craxi due conti svizzeri con depositi di circa 30 miliardi e bonifici fino al `92.


4 ottobre. Ispezione ministeriale al pool. Intervista di Borrelli al Corriere: "Su Telepiù siamo arrivati a livelli altissimi.

1 dicembre: La Corte d'assise di Roma pronuncia la sentenza nell'ulteriore processo a carico di terroristi delle Br (Brigate Rosse) per una serie di delitti con al centro il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro. Il procedimento, sostanzialmente, ha aggiunto degli ingrandimenti alla visione del quadro generale fornito dai precedenti processi. In particolare ai sette terroristi già noti presenti il giorno dell'agguato del 16 marzo 1978 aggiunge tre nomi: quelli di Alvaro Lojacono, Alessio Casimirri e sua moglie Rita Algranati.

6 dicembre: Di Pietro si dimette dalla magistratura.


13 dicembre: Milano, Berlusconi interrogato dai magistrati. 20 dicembre: Si conclude al Tribunale di Roma il processo contro gli ex funzionari del Sisde (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica) accusati di essersi appropriati di fondi del Servizio. Erano stati rinviati a giudizio per associazione a delinquere e peculato. Quanto alla prima imputazione "perchè rivestendo incarichi di rilievo all'interno del Sisde, organizzando un sistema stabile di reimpiego delle somme delle quali si erano appropriati, costituivano un'associazione volta a commettere più reati di peculato". Da qui la seconda imputazione "perchè in concorso tra loro nella qualità di funzionari del Sisde e specificamente Michele Finocchi, capo di gabinetto; Gerardo Di Pasquale, capo del reparto logistico; Maurizio Broccoletti, direttore amministrativo; Rosa Maria Sorrentino, responsabile dell'ufficio programmazione; Antonio Galati, responsabile dei fondi riservati; Matilde Martucci, segretaria particolare del direttore, e Riccardo Malpica, direttore del servizio, si appropriavano per finalità diverse da quelle istituzionali di ingenti somme di denaro di pertinenza del Sisde". Tutti i sette imputati vengono condannati, Malpica solo per abuso d'ufficio.


22 dicembre: cade il governo Berlusconi, col ritiro della fiducia da parte di Bossi e Buttiglione. Scalfaro non scioglie le camere e affida l'incarico per la formazione del nuovo governo a Lamberto Dini.

http://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia/1994

Era il 1994 ,ora e' il 2011.

E tu vorresti ancora il legittimo impedimento?


sabato 11 giugno 2011

Quando la classe,"operaia",vince il Premio Strega

Scrive Pennacchi nell'introduzione a uno dei suoi figli,Mammut,cosi' ama infatti definire i suoi romanzi: L'operaio e' prima di tutto una persona,ma questo nelle fabbriche se lo scordano spesso.Quando quella persona si mette la tuta,tutti la dentro gli danno del tu,se invece avesse avuto il camice o la giacca tutti gli avrebbero dato del lei.Ho cominciato a scrivere questo libro la sera del 3 novembre 1986 all'eta' di 36 anni compiuti e cinque mesi dopo che era morto mio padre.L'ho scritto a penna,con una penna stilografica a cartucce blu, comprata alla Standa,su tre quadernoni grossi.Ho finito il 26 giugno del1987.Intanto m'ero scritto, visto il periodo di cassa integrazione all'università.Poi mi hanno richiamato in fabbrica e l'università l'ho finita lavorando di notte alle bicoppiatrici con i miei compagni,che mi aiutavano sul lavoro anche se ogni tanto mi pigliavano in giro:"Ma a che ti servirà tutta sta scienza?".La cassa integrazione diventa una vera pacchia al secondo o al terzo anno.Ma nei primi due,specie se non hai un lavoretto sotto mano,vai adormire tutte le sere con la speranza di un infarto.



 
Mi sono laureato in Lettere alla Sapienza di Roma il 27 aprile del 1994 con 110 e lode e assieme a me c'era tutto il Consiglio di  Fabbrica della Fulgorcavi la ditta in cui facevo sindacato e lavoravo.
Se quando entri per la prima volta in fabbrica hai la foruna di trovare un caporeparto educato, la tua vita puo' anche scorrere tranquilla, ma se per disgrazia ,trovi un caporeparto incolto e arrogante e tu al momento dell'assunzione hai firmato un contratto che limita il tuo diritto di sciopero e devi aderire solo agli scioperi proclamati dai sindacati "autorizzati",bene la tua vita è alla completa mercè,otto ore al giorno,di quel "testa di cazzo".
Prima Marchionne e i suoi compagni capiscono queste elementari cose,e meglio è per tutti.Non si puo' stravincere,non si puo' tirare la corda,prima o poi la gente si incazza.
Dice:"E l'azienda?".Io all'azienda gli voglio piu' bene di te.Io ho solo quella.Non sono un suo nemico.Io sono il suo principale alleato,la sua prima ricchezza,se solo mi sa prendere.
Si chiama democrazia.

Antonio Pennacchi vincera' il  Premio Strega nel 2010.


Consiglio questo romanzo,a tutti i "Cesare Benassa",che hanno la tuta blu nell'anima, e la trattativa nel sangue e mando un forte abbraccio ai miei compagni dell'Aicon che stanno vivendo la stessa situazione descritta nel romanzo di Pennacchi.

Luca Mandanici

venerdì 10 giugno 2011

GLI EFFETTI DEL NUCLEARE.

"Siamo abbandonati a noi stessi, e rischiamo di morire di fame". Comincia così il drammatico appello lanciato su YouTube da Katsunobu Sakurai, sindaco di Minamisoma, una città nella zona compresa nell'anello fra i 20 e i 30 chilometri di distanza dalla centrale danneggiata. Ora, se l'area nel raggio di 20 chilometri è stata interamente evacuata, in quella dei successivi dieci chilometri agli abitanti è stato solo suggerito di evacuare altrove, altrimenti devono rispettare l'ordine di rimanere chiusi in casa. Il sindaco accusa il governo di Tokyo e la Tepco di non fornire informazioni sufficienti, di non provvedere agli approvvigionamenti dei beni di prima
necessità e di non fornire neanche i mezzi necessari a chi volesse andare via ma non ha un'auto per farlo.





Malgrado qualche protesta, lo Stato giapponese non ha fatto che da semplice vettore di trasmissione delle informazioni date dall’impresa che conduce le azioni in maniera opaca. Gli esperti sollecitati, provenienti da diversi paesi, non hanno alcun peso sulla presa di decisioni. Le richieste di una migliore protezione delle popolazioni e di una piu grande trasparenza dell’informazione avanzate dalle ONG presenti sul territorio giapponese, come Greenpeace et la CRIIRAD, non sono state ascoltate piu di quanto non lo fossero quelle dei cittadini giapponesi.A Fukushima,il dramma della radioattività non si placa ancora. Nella zona adiacente alla centrale nucleare sono state ritrovate tracce di plutonio. Inutile raccontarvi le implicazioni che questo dannoso elemento comporta all’ambiente, alla natura e all’uomo.
Intanto in tutto il Giappone è partita una maxi-operazione per cercare i dispersi, che sono ancora più di 16.500.
La radioattività dell’acqua marina nei pressi della centrale è aumentata a 4.385 volte sopra il livello consentito per legge.La Tepco, la società giapponese che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, rischia di dover pagare l’astronomica cifra di 11 mila miliardi di yen (133 miliardi di dollari) di risarcimenti danni.
Con rammarico si è appreso inoltre che a Miyagi,  le vittime sono state 6.843. Nel distretto di Iwate, i morti accertati sono stati 3.301 e nella provincia di Fukushima 1.030. 
Le analisi dei campioni prelevati in 11 postazioni della prefettura tra il 21 marzo e il 6 maggio hanno evidenziato la presenza di stronzio 89 e 90 in un raggio compreso tra i 20 e i 60 chilometri dalla centrale. A Namie Town sono stati registrati 250 becquerel per chilogrammo di suolo. Nel villaggio di Iitate il livello di stronzio-90 ha raggiunto 120 becquerel per chilo. Negli altri siti i valori sono risultati compresi tra i 2 e i 18 becquerel.

I numeri sono impressionanti e questo è solo l'inizio.


giovedì 9 giugno 2011

Ascoltando Mina dopo aver rivisto Brazil.

E' essenziale oggi  condurre una battaglia per il diritto all'informazione, tramite la costruzione di reti alternative sempre più ramificate. È questa una lotta che può essere vinta, tenuto conto che lo stesso capitale non può arrestare, per ragioni di opportunità politica, un movimento sociale e politico intrinseco al suo stesso progredire. Il computer è uno strumento potenzialmente, estremamente democratico, l'importante è acquisirne la consapevolezza a livello collettivo.  I micidiali anni Ottanta fatti di walkman, stereo portatili, videoregistratori, batterie elettroniche, videocamere portatili, televisioni ad alta definizione, telex, fax, laser-disc, antenne paraboliche per captare i segnali dei satelliti, cavi a fibre ottiche, personal computer, chirurgia plastica e format televisivi globali per fortuna sono finiti.Di essi pero' e' rimasto il tentativo programmato a tavolino,dalle multinazionali e dalla scuola economica di Chicago, di costrtuire un Impero fatto di comunicazione e complicita'.Tutto e' costruito per non durare a lungo e cosi' anche la comunicazione diventa "mordi e fuggi",tutto e' costruito per non riflettere e vai col Grande Fratello in tutte le lingue e in tutte le case dei continenti.
Una risposta positiva a questo stato di cose viene dal movimento cyberpunk.
Il cyberpunk è una corrente letteraria e artistica nata nella prima metà degli anni ottanta nell'ambito della fantascienza, di cui è divenuto un sottogenere. Il nome si fa derivare da cibernetica e punk e fu originariamente coniato da Bruce Bethke come titolo per il suo racconto Cyberpunk, pubblicato nel 1983, anche se lo stile fu reso popolare ben prima della sua pubblicazione dal curatore editoriale Gardner Dozois. Il cyberpunk tratta di scienze avanzate, come l'information technology e la cibernetica, accoppiate con un certo grado di ribellione o cambiamento radicale nell'ordine sociale.


Tra gli esponenti più noti vengono comunemente indicati William Gibson, per i racconti e romanzi fortemente innovativi e caratteristici dal punto di vista stilistico e delle tematiche, e Bruce Sterling, per l'elaborazione teorica. Sterling ha definito a posteriori il cyberpunk come «un nuovo tipo di integrazione. Il sovrapporsi di mondi che erano formalmente separati: il regno dell'high tech e il moderno pop underground».

mercoledì 8 giugno 2011

Forza ragazzi.Fino alla vittoria sempre.Tutti uniti per questa dura lotta contro l’arroganza del patron Siclari & Co.

Le domande che mi pongo e a cui nessuno sa rispondere.

Una cosa sensata sui soldi? Mai sentita. Per favore fate presto siamo alla miseria. Stiamo vivendo dei giorni infinitamente tristi e drammatici. Cinque minuti fa' stavo strappando la tessera elettorale e non so se lo farò . Ormai non credo più a niente. Per quanto riguarda il canone Rai non lo pago perché' non lo posso pagare e anche se potessi, non lo pagherei in quanto è scandaloso come le TV di Stato ci stia ignorando a comando. Per quanto riguarda la tessera sindacale la tengo per amicizia verso gli Rsu. I Signori del sindacato nazionale, Susanna Camusso Cgil e Luigi Angeletti Uil. Questi Signori dove sono, perché' non vanno in Televisione a Denunciare la nostra drammatica situazione? Lo capiscono che stiamo vivendo un dramma sociale? Come facciamo a campare? Ma nel frattempo nella totale assenza delle istituzioni, a chi ci rivolgiamo per mangiare? Vergogna!!!
Voglio ringraziare un caro Amico e Collega, Luca Mandanici

A. Lembo


VOTA 4 SI.L'ACQUA E' DI TUTTI,IL DIRITTO ALLA SALUTE PURE E LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI.

Siclari come Marchionne o quasi.



Sullo sfondo la costituzione della new-co Aicon Marine che prevede nel piano industriale l'assorbimento di 64 operai e l'obiettivo annuale della costruzione di 20 imbarcazioni all'anno.
"I piani aziendali, con la messa in liquidazione della società e la creazione di una nuova società - chiariscono i rappresentanti sindacali Biagio Oriti e Giuseppe De Vardo - non tutelano i lavoratori e l'azienda si vuole sbarazzare di alcuni di essi, esternalizzando i servizi altrove per essere maggiormente competitiva".
I lavoratori, richiedono il pagamento delle spettanze pregresse dei mesi di marzo ed aprile, il pagamento delle somme relative al contratto di solidarietà, la cassintegrazione, le spettanze dei fondi pensionistici non versati da due anni.
350 lavoratori,picchettano i cancelli dell'Aicon dal  9 maggio 2011,mattina,pomeriggio, notte e nonostante le
provocazioni del patron Siclari ai cancelli,vanno avanti nella protesta fino ache le loro richieste non saranno esaudite.
Sembra di rivivere un film gia' visto ai cancelli della Fiat di Torino,Airaudo e Landini che incitano i lavoratori a resistere,la tensione che sale e le preoccupazioni che aumentano.
Solo che qui siamo ad altre latitudini,e non ci sono i leader maximi della Fiom,ci sono Giuseppe Cambria e Mario Russo assieme alle altre RSU e a tanti bravi ragazzi che chiedono giustizia.
La protesta e' presente anche sulla rete e oltre a questo blog,c'è ne un altro,dipendentiaicon.blogspot.com,a cui vanno i mie saluti e quelli di tutti i lavoratori Aicon.
Il diciasette maggio,Sinistra Ecologia e Liberta'  di Messina lancia un appello alle istituzioni affinche' non lascino soli i lavoratori.
Da allora sono state intraprese dai lavoratori numerose proteste e si sono susseguiti numerosi incontri sindacali ma nulla di nuovo all'orizzonte.
Quei bravi ragazzi hanno ricevuto numerosi attestati di stima si va,da Mons. Calogero La piana Arcivescovo di  Messina,ai sindaci Pino di Milazzo,Cocuzza di San Filippo,Franco Pitrone di San Pier Nicetto e Pippo Sciotto di Pace del Mela.
Nel frattempo anche centonove ci pensa e Michele Schinella lascia tutti senza parole con la sua inchiesta sull'avventura  in borsa di Aicon."Non siamo più disposti ad andare incontro a nessuno, piuttosto nel tavolo con il prefetto occorre anche la Guardia di Finanza per poter indagare",tuona anche De Vardo segretario provinciale della Feneal UIL.
Poi il lampo di genio di Pippo Sciotto che convoca un consiglio comunale per il 9 giugno e chiama tutti i Siciliani,che sono tanti nel parlamento Nazionale ,invitando i Sen. Nania e D'alia,gli onorevoli Briguglio,Lo Monte,Scilipoti,Naro,Garofalo,Genovese,Martino,Germana' e Stagno D'Alcontres.L'invito e' esteso anche alla deputazione Regionale,agli onorevoli : Laccotto,Formica,Panarello,De Luca,Catalano,Beninati,Ardizzone e Piraino.Sara' presente anche Nanni Ricevuto,Presidente della Provincia Regionale di Messina.
Contemporaneamente sul sito dei dipendenti aicon,arriva la solidarieta' di Sonia Alfano eurodeputato dell'IDV.
Ce la fara' questa pattuglia di Onorevoli e Senatori a mettere in riga quel cattivone di Lino Siclari?

Luca Mandanici.

lunedì 6 giugno 2011

UN MONDO CON MENO RISORSE.36 IDEE.

36 idee per salvare il nostro futuro

Un estratto da "Prepariamoci. A vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza... E forse più felicità" di Luca Mercalli, in questi giorni in libreria per le edizioni Chiarelettere.

IL PROGRAMMA CHE VOTEREI
di Luca Mercalli*

Principi generali

Obiettivo primario della politica: non lo sviluppo economico fine a se stesso bensì la qualità della vita, dell’ambiente e delle relazioni umane.
Le 8R di Latouche: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare.
Favorire più che la ricchezza economica anche altre forme di ricchezza sociale, come la salute delle persone e degli ecosistemi, l’efficacia della giustizia, le buone relazioni tra i componenti di una società, la solidarietà sociale.
Abbandono del paradigma della crescita continua dei consumi e delle risorse, verso il raggiungimento di uno stato stazionario dei flussi demografici, di materia e di energia.
Riconoscimento e gestione dei limiti fisici del territorio e delle persone.
Oltre al diritto di un popolo di eleggere i propri rappresentanti, vi sia anche la possibilità di vigilare sul loro operato e di ritirare loro la fiducia qualora venga tradita, con interruzione anticipata del mandato.

Territorio, edilizia, energia
Invece dell’inaugurazione, manutenzione, manutenzione, manutenzione!
1) Immediato freno al consumo di suolo: piano regolatore a crescita zero, blocco delle nuove costruzioni residenziali o industriali su terreni agricoli e forestali salvo comprovati motivi di utilità pubblica (il rilascio di nuove licenze per la costruzione di edifici deve comunque essere subordinato all’installazione di pannelli fotovoltaici e solari termici e fabbisogno energetico non superiore a 50 kWh/m2 anno).
2) Promozione della ristrutturazione e riqualificazione estetica ed energetica dei centri storici e recupero di aree dismesse o degradate da destinare a nuove funzioni edilizie o ricreative.
3) Redazione dell’audit energetico comunale e costituzione di un gruppo misto esperti-cittadini che produca un piano di transizione globale verso la sostenibilità energetica del comune.
4) Incentivo all’efficienza energetica degli edifici, isolamento termico di edifici pubblici e privati in parallelo alla riqualificazione estetica, anche attraverso una Esco (Energy Service COmpany) o Global Service in servizio energia con Ftt (Finanziamento Tramite Terzi: capitolato per una gara d’appalto che obblighi la società vincitrice ad effettuare gli interventi di risanamento energetico).
5) Facilitazione amministrativa nell’impiego di energie rinnovabili: solare (termico e fotovoltaico), idroelettrico da acquedotto o canali già esistenti. Introduzione delle energie rinnovabili e/o di impianti a elevata efficienza energetica (pompe di calore, trigenerazione) su edifici pubblici (municipio, centri culturali e teatri, scuole, impianti sportivi).
6) Ripristino (qualora caduto in disuso) del diritto d’uso di legnatico per il prelievo familiare di legna da ardere sui boschi comunali, e conseguente manutenzione forestale. Campagna informativa per la sostituzione delle vecchie stufe a legna inefficienti con nuove stufe dotate di controllo dell’aria comburente e sistemi di postcombustione per la riduzione delle emissioni.
7) Razionalizzazione dell’illuminazione pubblica, freno alla proliferazione di nuovi punti luce se non strettamente necessari, utilizzo di lampade a basso consumo e riduzione di flusso luminoso nelle ore notturne meno frequentate. Eventuale accensione a richiesta per strade periferiche a traffico minimo (esperienze a Dörentrup, Germania).
8) Immenso e straordinario impegno collettivo per il miglioramento dell’arredo urbano, lotta al degrado lungo le strade, rimozione microdiscariche abusive, sostituzione di segnaletica obsoleta (anche attraverso l’uso di lavoro socialmente utile o tempo libero di pensionati-cassinte­grati). Netta riduzione della pubblicità stradale.
9) Abbandonare i progetti di grandi opere di scarsa o nulla utilità e dai grandi costi e impatti ambientali/sociali, a vantaggio di un aumento capillare dei servizi e della qualità di vita a scala locale. Preferire alla nuova costruzione di infrastrutture la manutenzione continua e capillare di quelle esistenti.
10) Scoraggiare l’aumento demografico oltre la capacità di carico del territorio per mantenere la qualità di vita degli abitanti. Favorire la ridistribuzione demografica tra zone sovrappopolate ed eventuali borgate spopolate, caso tipico dei comuni montani.

Rifiuti Non sporcare è meglio che pulire.
11) Campagna per la riduzione della produzione di rifiuti anche in collaborazione con gli esercizi commerciali (ridu­zione imballaggi e ritiro degli stessi ai punti vendita, prodotti di consumo in confezioni ricaricabili, sacchetti in tela multiuso, incentivo alla vendita di beni durevoli invece che usa e getta, servizi collettivi leasing o di quartiere).
12) Raccolta differenziata spinta porta a porta con tariffa puntuale calcolata sul peso e in base alla ripartizione differenziato/indifferenziato, promozione della filiera di riciclo materie prime con nuova occupazione e imprenditoria locale. Scoraggiamento dell’incenerimento dei rifiuti, salvo opzione residuale e per alcune categorie (per esempio rifiuti sanitari), come da normativa europea.
13) Compost da rifiuti organici obbligatorio nelle case dotate di orto-giardino, con riduzione della tariffa di raccolta rifiuti. Ove possibile compost collettivo nelle zone sprovviste di aree verdi individuali. Tentativo di limitare o evitare in alcune zone del comune la circolazione del mezzo di raccolta dei rifiuti organici.
14) Incentivo alla diffusione dei distributori automatici «alla spina» di latte, detersivi, cereali o di altri prodotti sfusi, anche posizionati all’interno di supermercati o di negozi e servizi di ristorazione collettiva, con i quali dovranno essere studiati programmi di riduzione dell’uso di imballi plastici.
15) Subordinare la concessione di contributi per feste o manifestazioni varie, in base all’uso di stoviglie ceramiche o metalliche lavabili o materiale biodegradabile (esperienza di Vienna).

Commercio e turismo
I piccoli negozi sono l’anima di un paese. Imprenditoria e artigianato locale arricchiscono il tessuto sociale.
16) Freno alla costruzione di nuovi grandi centri commerciali e rivalutazione del piccolo commercio locale, anche tramite incentivi e diminuzione del carico normativo, soprattutto nei centri storici.
17) Promozione e rivalutazione dell’artigianato locale con punti vendita consortili per agevolare i produttori (modello delle Maisons de produits de pays francesi).
18) Nuova occupazione di qualità ottenibile tramite la promozione delle energie rinnovabili e della riqualificazione energetica in edilizia e nell’industria.
19) Incentivazione del turismo a basso impatto ambientale e miglioramento dell’offerta di ospitalità diffusa (hotel, B&B, agriturismi). Scoraggiare l’insediamento di megastrutture turistiche.
20) Ristrutturazione e apertura al pubblico del patrimonio architettonico, archeologico e culturale sottoutilizzato o trascurato.

Acqua
Bene rinnovabile ma non infinito.
21) Tutela e sovranità pubblica del ciclo dell’acqua. Mantenimento delle fontane pubbliche.
22) Favorire la diffusione di cisterne per raccolta acqua piovana per irrigazione orti e giardini o altri usi secondari (obbligatorio su nuove costruzioni).
23) Recupero della fruibilità dei corsi d’acqua o laghi a fini turistici e di svago (rive degradate, inquinamento…). Incentivazione, dove sia possibile, degli impianti di fitodepurazione.
24) Realizzazione e manutenzione di servizi igienici pubblici (parcheggi, aree mercato, zone turistiche), anche con il metodo delle toilettes sèches, cioè senz’acqua, con compostaggio in loco.

Verde e agricoltura

25) Più alberi sul territorio, piantumazione in aree marginali (parcheggi, svincoli stradali), più orti, anche con assegnazione pubblica di piccoli lotti agricoli.
26) Promozione filiera corta prodotti agricoli e accordi tra aziende agricole locali e punti vendita: Farmer’s Market. Istituzione di Gruppi d’acquisto solidale e comunale. Last Minute Market su cibo e altri oggetti con scadenza per limitare lo spreco (distribuzione a enti sociali o fasce deboli). Promozione dei mercatini dell’usato.
27) Nei comuni montani e collinari incentivo alla manutenzione di boschi, muretti a secco, aree di agricoltura marginale, anche con l’impiego di personale per lavori socialmente utili. Incentivo al reinsediamento di profes­sioni agro-silvo-pastorali in aree abbandonate, con forma­zione di giovani nuclei famigliari.

Cultura
Meno televisione, più relazione.
28) Corsi per la diffusione della conoscenza del territorio locale e delle sue bellezze naturali e architettoniche, geografia, cultura agraria e enogastronomica, uso dell’acqua e delle risorse energetiche, formazione di una cultura del limite e della comunità sostenibile. Rivitalizzazione della scuola con maggiori interazioni comunità locale/ insegnanti.
29) Promozione di attività culturali e musicali a basso costo. Iniziative di aggregazione per un uso intelligente del tempo libero a servizio della collettività locale là dove le risorse economiche pubbliche non sono sufficienti. Favorire la fruizione delle biblioteche pubbliche (anche come luogo di studio e aggregazione dei giovani) e ampliare la loro dotazione libraria.
30) Corsi destinati a tutti i cittadini per la prevenzione dei rischi naturali e artificiali: nozioni ed esercitazioni di protezione civile in caso di terremoto, alluvione, frana, incendio, incidente d’auto o sul lavoro. Informazione ed educazione sanitaria e nozioni di pronto soccorso nelle scuole.
31) Favorire l’integrazione etnica: attività culturali per la condivisione di culture diverse (corsi di lingue, cucina etnica, musica, geografia, artigianato dei paesi di provenienza dei cittadini stranieri).

Trasporti e telecomunicazioni 32) Miglioramento del trasporto pubblico (navette con orari coordinati con scuole e ferrovie) e del trasporto ciclistico privato con la realizzazione di piste ciclabili o la limitazione del traffico in alcune strade, introduzione del «pedibus» per i bambini che vanno a scuola.
33) Incentivo alla diffusione della banda larga e al telelavoro. Sperimentazione della filiera corta anche nei posti di lavoro: privilegiare per le professioni ove ciò sia possibile le assunzioni dei residenti limitrofi per ridurre i tempi di trasferimento.

Rapporti amministrazione-cittadini 34) Miglioramento dell’assistenza ai cittadini negli uffici pubblici. Facilitare il rapporto con i cittadini tramite posta elettronica e procedure informatiche automatizzate in rete (pagamento tributi, certificati, normativa, pratiche edili, rifiuti, ecc.)
35) Utilizzo del sito internet del Comune per rendere trasparente l’attività della pubblica amministrazione.
36) Superamento dei localismi e stretta cooperazione con livelli geografici e amministrativi superiori al Comune. Coordinamento integrato sul territorio per il miglioramento della fruizione turistica, la lotta all’inquinamento e all’abuso edilizio, la promozione dei prodotti agricoli e dell’artigianato locale.

* una riflessione di Luca Mercalli con i contributi del gruppo di pensiero ASPOItalia (Associazione per lo studio del picco del petrolio, www.aspoitalia.it) e con utili suggerimenti da parte delle liste civiche per Forlì e Bussoleno (To).

http://temi.repubblica.it/micromega-online/36-idee-per-salvare-il-nostro-futuro/