lunedì 6 giugno 2011

DIECI,CENTO,MILLE INGRAO.STORIA DI UN RIVOLUZIONARIO GENTILE.

Pietro Ingrao nasce in un piccolo paese della Ciociaria tra il Lazio e la Campania da una famiglia di proprietari terrieri. Frequenta il liceo a Formia dove conosce gli insegnanti Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo che ne influenzeranno profondamente la formazione. Iniziata la sua attività anti-fascista nel 1939 (ma fu in precedenza iscritto ai GUF, vincendo un Littoriale della cultura e dell'arte[1]), aderì al PCI nel 1940 e partecipò attivamente alla Resistenza partigiana. Al termine della seconda guerra mondiale fu il riferimento indiscusso di un'area all'interno del PCI schierata su posizioni marxiste creative, molto attente ai movimenti della società. Rappresentò quindi l'ala "sinistra" del partito (ciò, tuttavia, non gli impedì di votare a favore dell'espulsione dei dissidenti di sinistra, a lui molto vicini, che si raccoglieva intorno al mensile Il manifesto, che sarebbe di lì a poco diventato il quotidiano Il Manifesto). Ebbe spesso profondi scontri politici con Giorgio Amendola, che invece guidava l'ala "destra.

File:PietroIngrao.jpg

Scrive Pietro Ingraao"  Il più celebre tra i tanti congressi comunisti persi da me fu l' undicesimo aRoma nel 1966. Lo ricordo come lo scontro più duro. È un ricordo amaro, perché venni sconfitto pesantemente, e anche maltrattato. Eppure ritengo tuttora di aver avuto qualche ragione. Ponevo la questione della dialettica interna al partito, del diritto al dubbio, della facoltà di dissenso. E avevo una visione del futuro del capitalismo diversa da quella di Amendola. Giorgio parlava di capitalismo straccione. Io di neocapitalismo, che mi pareva pericoloso. Come poi si è visto, su entrambi i punti avevo davvero qualche ragione. Per evitare troppi guai feci leggere prima la relazione al segretario, Luigi Longo, che non fece obiezioni. Dopo però fui maltrattato, anche da compagni con cui c' era molta stima. Alicata chiese di esonerarmi dalla direzione. Pure Pajetta, Laconi, Amendola mi attaccarono. «Vedete, è esistita una frazione nel Pci, gli ingraiani. Parevano sempre tanti; ma non lo erano. Ci voleva coraggio, a criticare il centralismo democratico. Il nostro era un partito duro. Ma io non mi sono mai doluto di essere trattato con durezza». Poi vennero i congressi di fine stagione. «Quando Occhetto alla Bolognina parlò per la prima volta di cambiare nome al Pci io ero in Spagna. Ai funerali di Dolores Ibarruri. La Pasionaria. Il segretario mi telefonò e io gli espressi fin da subito il mio dissenso. Lui mi chiese di attendere prima di renderlo pubblico. Ho seguito entrambi i congressi che fecero nascere il Pds, mi sono opposto strenuamente, ma sono stato sconfitto ancora."

Fra il 1989 e il 1991 fu tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del PCI. Ingrao aderì comunque al Partito Democratico della Sinistra dove coordinò l'area dei Comunisti Democratici fino al 15 maggio 1993, quando annunciò l'addio al PDS[2].
In seguito è stato un indipendente vicino al Partito della Rifondazione Comunista[3], organizzazione alla quale aderirà formalmente solo il 3 marzo 2005[4]. Ancora alle elezioni europee del 2009 invitava a votare la Lista Anticapitalista[5], ma nel marzo 2010 ha invece optato per Sinistra Ecologia Libertà[6].
Nella sua vita Pietro Ingrao ha scritto poesie e saggi politici. La sua opera più importante è, stando al giudizio della maggior parte dei critici, Appuntamenti di fine secolo, pubblicata nel 1995 grazie alla collaborazione con Rossana Rossanda. Il 20 ottobre 2007 Pietro Ingrao ha portato il suo saluto alla manifestazione di Piazza San Giovanni in Laterano (Roma) organizzata dalla sinistra radicale contro il precariato e per i diritti dei lavoratori. È uno dei primi firmatari dell'appello per la manifestazione.

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