giovedì 7 luglio 2011

Sindacati confederali: tutti complici di Marchionne, Marcegaglia e Tremonti

Sindacati confederali: tutti complici di Marchionne, Marcegaglia e Tremonti

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Accordo Cgil, Cisl, Uil Confindustria del 28 giugno
L’accordo sottoscritto dalla Confindustria e dai vertici dei sindacati confederali (compresa la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso) costituisce un durissimo colpo ai diritti e alla democrazia nel movimento operaio sindacale (tutto il potere alle aziende e agli apparati burocratici, niente ai lavoratori), e rappresenta un formidabile sostegno alla più volte dichiarata volontà dei padroni e del governo di smantellare il valore e il senso del contratto nazionale. Il Contratto nazionale da oltre quarant’anni costituisce la garanzia di un trattamento salariale e normativo uniforme su tutto il territorio nazionale, dando sostanza al principio fondamentale “a lavoro uguale salario uguale”.
Questo principio è già stato fortemente intaccato dal dilagare in tutti i posti di lavoro pubblici e privati del lavoro precario e atipico, ma aveva continuato a valere per milioni e milioni di lavoratrici e di lavoratori dipendenti. Un primo forte colpo complessivo al contratto nazionale era stato sferrato nel gennaio 2009, con l’accordo separato sul modello contrattuale, allora non sottoscritto dalla Cgil.
L’accordo odierno si affianca a quello del 2009 regolamentando modalità e validità dei contratti aziendali. In forza dell’accordo del 28 giugno, saranno dunque possibili deroghe aziendali ai contratti nazionali su: inquadramenti, orari, prestazioni straordinarie obbligatorie, ritmi e intensità dello sfruttamento, organizzazione del lavoro. In una parola, almeno su queste materie, scompare la garanzia costituita dal contratto nazionale e sono consentiti ovunque accordi aziendali peggiorativi dei contratti nazionali: “a lavoro uguale salario e diritti diversi”.
L’accordo, inoltre, regolamenta in maniera autoritaria e antidemocratica la rappresentanza e la rappresentatività e la “esigibilità” degli accordi. Accordi aziendali stipulati dal 50% più 1 della RSU non potranno essere contestati né impugnati da chi non è d’accordo, né con scioperi né con la richiesta di referendum. Si cancella, dunque, il sacrosanto diritto delle minoranze che (come dimostra la vicenda dei referendum del 12 e 13 giugno) non di rado possono rappresentare gli orientamenti della maggioranza.
Non dimentichiamo inoltre che le RSU in parecchi casi (grazie alla vergognosa riserva di un terzo dei seggi) non rappresentano neanche formalmente le scelte della base.
Con l’accordo viene completamente avallata l’iniziativa antioperaia e antisindacale attuata da Marchionne (che non si acconta mai e gioca ancora al rialzo per assicurarsene la piena esigibilità) in tre stabilimenti Fiat (Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco), incoraggiandolo ad estendere la sua operazione a tutti gli altri stabilimenti.
Viene premiata la complicità con il governo e con la Confindustria che ha caratterizzato Cisl, Uil e Ugl da oltre due anni, complicità alla quale la Cgil oggi si associa, tra l’altro chiedendo l’estensione della detassazione dei premi di sfruttamento da cui, nel passato, si era dissociata.
All’interno della CGIL, il sindacato metalmeccanico, la FIOM, ha espresso il suo completo dissenso nel merito e nel metodo dell’accordo.
Il contesto politico e sociale, inoltre, rende ancor più vergognoso l’accordo del 28 giugno. Non a caso sia il ministro Sacconi sia il ministro Tremonti plaudono all’accordo perché vi leggono, giustamente, un sostanziale sostegno alla paurosa stangata da circa 50 miliardi di euro che il governo sta varando e che porterà un aumento delle tasse per i lavoratori (e una diminuzione per i ricchi, chiamata “rimodulazione” dell’Irpef), un aumento dell’IVA (con conseguente aumento dei prezzi al consumo), il blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego e il blocco del turnover (con il conseguente smantellamento definitivo dei servizi), l’aumento dell’età pensionabile (anni di lavoro gratis per gli anziani, togliendo occupazione ai giovani e arricchendo i padroni), l’incremento dei ticket sanitari, ecc, un nuovo drastico taglio alle risorse degli Enti locali, con il conseguente crollo dei servizi.
L’accordo sindacati confindustria (e di fatto anche governo) col pieno sostegno delle forze del centro sinistra ha quindi la funzione di legare mani e piedi al movimento dei lavoratori, di imporre le scelte padronali di far pagare fino in e fondo e più di prima i costi della crisi, cioè di scaricare gli enormi debiti con cui si sono arricchiti banche e padroni, sulle classi popolari. Si vuole impedire che le lavoratrici e i lavoratori reagiscono a tale ingiustizia e si colleghino al movimento sociali e di lotta dei giovani, dei precari, dei movimenti territoriali in difesa dell’ambiente, quest’ultimo impegnato nella dura mobilitazione in val di Susa contro il violento intervento poliziesco a sostegno di una assurda opera che serve solo ai profitti dei costruttori e degli speculatori.
Occorre reagire con forza a questo vergognoso accordo delle burocrazie sindacali asservite agli interessi dei capitalisti, occorre respingere con la mobilitazione e con la lotta i suoi contenuti capestro; serve una mobilitazione dal basso di contestazione di gruppi dirigenti che non rappresentano in alcun modo gli interessi dei lavoratori; serve la costruzione di una mobilitazione e di una lotta ampia per costruire un vero sciopero generale e generalizzato che unisca tutti i movimenti
per la difesa di diritti, salari occupazione e che con forza riaffermi che “le nostre vite valgono più dei loro profitti” e che “il loro debito noi non lo paghiamo”, unendo la nostra battaglia a quella che già si sta combattendo nelle piazze di altri paesi europei, dalla Grecia alla Spagna.

Sinistra critica - Organizzazione per la Sinistra Anticapitalista

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